Sono finora 112.000 le domande inviate per il solo settore dell’assistenza familiare e socio sanitaria in seguito al Decreto Flussi 2023-25 che ha introdotto per la prima volta una quota specifica per i lavoratori del settore nella misura massima di 9.500 persone all’anno. Sarà possibile presentare domanda fino alla fine del 2024, ma già nei primi giorni di apertura del click day sono arrivate centinaia di migliaia di domande. Dieci volte di più delle 9.500 consentite. Solo nella prima ora del click day, le richieste inviate sono state quasi 50.000.
Il Decreto Flussi stabilisce una quota di cittadini stranieri ammessi dall’Italia per motivi di lavoro subordinato, stagionale e autonomo. Questa volta nel decreto è stata inserita una voce specifica per gli impieghi nell’assistenza domestica e socio-sanitaria. A seguito del “click day”, la direzione generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione ha definito, attraverso la nota del 10 aprile, la ripartizione territoriale per ciascuna componente delle quote: complessivamente sono state ripartite 112.670 quote pari al 75% delle 151mila totali. Le restanti saranno assegnate dal Ministero sulla base di specifiche richieste pervenute agli Sportelli Unici per l’Immigrazione.
Per il settore dell’assistenza familiare e socio-sanitaria invece, le 9.500 quote sono state interamente assegnate. Secondo i dati, la Lombardia e Lazio sono le regioni a cui spetteranno le quote maggiori con il 14,9% e il 14,4% del totale nazionale. Significativa anche la quota della Campania, con poco meno di 1.000 lavoratori (10,2% del totale).
Le quote minori, invece, saranno quelle del Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Molise con meo di 100 lavoratori ciascuno. La Lombardia da sola, secondo le stime, rappresenta quasi un quinto dei lavoratori domestici in Italia. La Campania, invece, ottiene il 10,2% delle quote 2024 pur avendo solo il 5,6% dei lavoratori domestici nel nostro Paese.
Secondo Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina, l’ingresso di lavoratori immigrati nel settore domestico rappresenta una necessità legata anche all’invecchiamento della popolazione e ai cambiamenti sociali e culturali in corso che hanno portato anche a un aumento dei bisogni di cura e assistenza.
“Dopo il lockdown del 2020 e la pandemia – ha continuato Gasparrini – le parti sociali del settore e del lavoro domestico avevano fatto presente le disparità per i lavoratori di questo settore. L’introduzione di una quota specifica è un primo passo. I numeri dimostrano però che la quota di 9.500 lavoratori è irrisoria, anche perché le domande presentate sono state dieci volte di più”.