“Vivo qui, lavoro qui. Basta discriminazioni”. “Senza permesso non si vive”. Sono alcuni degli striscioni che hanno capeggiato ieri mattina, dalle 1030 alle 11.30, davanti alla Questura di Ferrara.
Era il sit in di protesta organizzato da Assemblea dei lavoratori stranieri e Cittadini del mondo contro le interpretazioni delle circolare ministeriali del governo Meloni in tema di conversione del permesso di soggiorno per lavoro.
“Siamo persone arrivate in Italia per vivere, lavorare in regola e dare un contributo economico e sociale a questo Paese” afferma un portavoce al megafono a nome delle circa 100 persone presenti in corso Ercole I d’Este davanti a Palazzo Camerini.
L’iniziativa è volta a chiedere dignità attraverso la possibilità di avere permessi di soggiorno per motivi di lavoro. Un permesso che non riescono a ottenere nonostante vivano in Italia da anni. “Lavoriamo in regola – scrivono – da anni in Italia nell’edilizia, nell’agricoltura, nei servizi, nella logistica, nell’assistenza con un permesso di soggiorno di protezione speciale”.
Inoltre “la legge approvata da questo Governo non permette di rinnovare il nostro attuale permesso, se non in alcuni casi e solo per un anno, e nemmeno di convertirlo in permesso per lavoro. Addirittura alla scadenza c’è l’obbligo per noi di lasciare l’Italia, dopo tanti anni di fatiche e sacrifici”.
Il 7 marzo 2024 però “il Tribunale di Bologna si è pronunciato in modo favorevole sul nostro diritto di ottenere un permesso di soggiorno per lavoro, smentendo così l’interpretazione della legge fornita dalle Circolari Ministeriali”. Il giudice felsineo infattisi è pronunciato, con un decreto d’urgenza, sul diritto alla conversione del permesso di soggiorno per protezione speciale in permesso per motivi di lavoro. La giudice dott.ssa Romano ha riconosciuto in via cautelare il diritto del titolare del permesso di soggiorno ex art. 32 D.lgs n. 25/2008, ottenuto nel vigore del Dl. n.130/2020 (Decreto Lamorgese), a convertire anche dopo il Decreto Cutro il titolo di soggiorno in permesso per motivi di lavoro.
Con ciò il Tribunale ha smentito l’interpretazione della legge fornita dalle diverse circolari ministeriali intervenute nel tempo per sostenere la non convertibilità del permesso per protezione speciale ex art. 32 D.lgs. 25/2008 in permesso di soggiorno per lavoro. Il giudice ha altresì riconosciuto la sussistenza di un pericolo imminente e concreto in caso di mancata sospensione del provvedimento di irricevibilità/rigetto della conversione anche perché il titolare di protezione speciale rimarrebbe privo di un permesso che gli consenta di lavorare, oltre che di accedere ai servizi sociali e assistenziali, con il rischio di subire un rimpatrio nel paese di origine.
Assemblea dei lavoratori stranieri e Cittadini del mondo chiedono quindi “un permesso per motivi di lavoro, per continuare a lavorare in regola, per accedere ai servizi sociali e assistenziali di base.
E invitiamo le comunità in cui viviamo e lavoriamo a sostenerci in questa giusta richiesta per un diritto fondamentale quello di poter lavorare senza essere discriminati. Siamo lavoratori vogliamo giustizia”.