Panetta, servono più immigrati regolari. Moody’s, il Pnrr sostiene la crescita

Il governatore di Bankitalia: ‘L’Italia può tornare a crescere e contare con l’Europa’

problemi sono grandi, noti e non vanno ignorati: l’alto debito che ci “zavorra” e va tagliato, la demografia in declino, i giovani che vanno all’estero, la sfida tecnologica mondiale e le tensioni geopolitiche.

L’Italia e l’Europa però possono “superare le difficoltà” e il nostro paese “non è condannato alla stagnazione” ma può invertire la tendenza specie se riuscirà con i partner europei a mettere in campo “‘una risposta comune” per “tornare a crescere e per contare in Europa, e con l’Europa contare nel mondo”. Fabio Panetta, al suo esordio nella considerazioni finali come governatore, ribadisce il suo forte tratto europeista e di fronte alla platea di banchieri, imprenditori, sindacalisti (in prima fila fra gli altri anche gli ex governatori Mario Draghi e Ignazio Visco), invita a non farsi sopraffare dal clima di declino vissuto all’inizio degli anni 2000. La chiusa delle 26 pagine del suo discorso lo riassume: “l’Italia ha concorso a fondare l’Ue, ora può e deve concorrere al suo progresso. E’ con la forza di questa prospettiva che dobbiamo guardare con fiducia al futuro”. Un grafico nel testo della relazione riassume i principali punti di forza all’attivo del nostro Paese: la dinamica di investimenti ed esportazioni fra il 2019 e il 2023 e la ripresa post pandemica sono stati consistenti (+15% e +9%) e superiori a quelli di Francia, Germania, Spagna e della media europea. Certo hanno aiutato gli incentivi fiscali, le politiche monetarie espansive ma una spinta è arrivata dalla reazione delle imprese che deve proseguire su quella strada, specie sulla produttività, “ancora insufficiente”.

Un appello raccolto peraltro da banchieri e imprenditori. Per il presidente di Intesa Sanpaolo Gianmaria Gros-Pietro “l’Italia ce la può fare” anche perché “le aziende hanno imparato la lezione degli scorsi anni” e hanno investito “su capitale umano e innovazione raccogliendo i frutti”. E anche il neo presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha apprezzato l’invito a “al cambio di passo dell’Europa”, “all’incremento degli investimenti per la produttività delle imprese” e al “capitale umano”. La produttività è, da tempo, il mantra della Banca d’Italia: è infatti la principale strada per aumentare i salari che sono al palo rispetto ai partner europei: i redditi orari dei lavoratori dipendenti sono inferiori di un quarto a quelli di Francia e Germania come mostra un altro dei grafici contenuto nel discorso. Ed è l’unico strumento vero per consolidare la ripresa economica. A fronte di una società che invecchia, un flusso migratorio (che va comunque gestito) e un aumento del tasso di occupazione sono infatti solo dei correttivi. Un aiuto per la produttività potrà arrivare dalla tecnologia. Il governatore sottolinea il ruolo prezioso del credito d’imposta in tal senso oltre al ruolo dell’intelligenza artificiale. Secondo le stime della Banca d’Italia l’Ia “riguarderebbero due lavoratori su tre”, circa 17 milioni con effetti positivi “ma per una minoranza di loro, specie in alcuni settori “le occasioni di impiego potrebbero ridursi” e bisognerà gestire la fase di transizione. A banche solide, imprese dinamiche e lavoratori formati che assicurano una crescita economica dovrà infine affiancarsi una gestione prudente del bilancio pubblico. “Bisognerà portare il debito/Pil “su una traiettoria stabilmente discendente” sottolinea Panetta in modo da dirottare le cospicue risorse destinate a pagare gli interessi sul maxi debito italiano. Un appello raccolto dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti in giornata: “Ringrazio il Governatore, tutti i giorni al Mef abbiamo attenzione totalmente a questa dimensione”. 

Moody’s completa revisione Italia, Pnrr sostiene crescita –  L’agenzia Moody’s completa la revisione periodica del suo giudizio sull’Italia, che “non rappresenta alcuna azione sul rating”: L’esame è stato condotto da un comitato all’interno del quale è stata valutata l’appropriatezza del rating. “Gli sviluppi di credito dal novembre 2023, quando Moody’s ha affermato il rating dell’Italia Baa3 e alzato l’outlook a stabile, sono stati in linea con le attese di Moody'”, si legge nel report di Moody’s, nel quale si osserva come l’attività economica dell’Italia è rallentata nel 2023 ma un’accelerazione dell’attuazione del Pnrr sosterrà modesta miglioramenti nella crescita al 2026. Il deficit italiano nel 2023 ha superato “significativamente” il target del governo a causa del Superbonus che lo ha spinto al 7,6%. Moody’s prevede un calo del deficit al 5,6% del pil nel 2024, al 4,2% nel 2025 e al 3,2% nel 2026. Lo afferma l’agenzia di rating nel report in cui annuncia il completamento della sua revisione sul rating dell’Italia.

Calo demografico pesa sul lavoro, immigrati chiave (di Angelica Folonari)

La popolazione italiana continua a diminuire, con le conseguenze immediate che si fanno sentire sulla forza lavoro necessaria ad

tare la macchina produttiva e, inevitabilmente, anche sulla performance dell’economia. In più molti dei nostri giovani se ne vanno all’estero in cerca condizioni di lavoro migliori. E’ per questo che il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, al suo esordio davanti alla platea della riunione annuale a Palazzo Koch, ha individuato come possibile contributo per rimpolpare le fila degli occupati in Italia l’idea di puntare sugli immigrati, i cui flussi, dice, vanno gestiti a livello europeo.

“Ci vogliono più immigrati ma regolari” gli ha fatto eco il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini secondo il quale “il problema è che sono arrivati decine di migliaia di migranti irregolari”. Tra le fila dell’ opposizione, invece, Andrea Orlando del Pd sostiene che “è un po’ la scoperta dell’acqua calda, è chiaro che noi abbiamo un trend demografico il quale non basta a mantenere né la nostra capacità produttiva, né il nostro sistema previdenziale”.

A sostegno della sua tesi Panetta ha fatto propri una serie di dati dell’Istat che vedono, da qui al 2040, il numero di persone in età lavorativa diminuire di 5,4 milioni di unità, malgrado un afflusso dall’estero di 170.000 persone l’anno. Una contrazione che si tradurrebbe “in un calo del Pil del 13%”. La diminuzione, secondo i dati di Bankitalia, “sarebbe in parte attenuata se il saldo migratorio netto con l’estero rimanesse in linea con quanto osservato nell’ultimo biennio (267.000 persone all’anno)”.

La partecipazione al mercato del lavoro, attualmente al 66,7%, resta di 8 punti percentuali inferiore alla media di Eurolandia. E se il divario non è ampio per gli uomini, la situazione si fa più complessa per giovani e donne per i quali il divario sale a 13 punti percentuali. Sono proprio queste le due categorie che destano la maggior preoccupazione del governatore, soprattutto per il fatto che tra i giovani, in particolare quelli laureati, c’è una generale tendenza a preferire l’estero per trovare lavoro. Tra il 2008 e il 2022 ne sono emigrati 525.000 e “solo un terzo di essi è tornato in Italia”, di fatto depauperando la struttura economia del paese.

Ma sembrano scelte giustificate anche dall’andamento dei salari visto che “i redditi orari dei lavoratori dipendenti – ha spiegato – sono oggi inferiori a quelli di Francia e Germania” mentre il reddito reale disponibile pro capite delle famiglie è fermo al 2000″. Oltre al nodo giovani, c’è poi quello dell’occupazione femminile, ferma al 52,5% complice il fatto che per le donne conciliare lavoro e famiglia resta tutt’oggi complicato. Concorda con Panetta il presidente di Confindustria che rimarca “l’esigenza di avere persone che mancano” nelle aziende e capitale umano formato” per farle crescere.

Altro elemento da tenere sotto osservazione sarà l’Intelligenza artificiale che, secondo il governatore, “avrà un impatto per due lavoratori italiani su tre”, circa 17 milioni di persone, con effetti positivi su produttività e opportunità di lavoro, ma con il rischio che invece per una minoranza di loro le occasioni di impiego si riducano.

“Decisi aumenti dei tassi di occupazione – fino ai livelli medi dell’area dell’euro – potrebbero arrivare a controbilanciare gli effetti del calo demografico” osserva Panetta secondo il quale “è inoltre possibile che un sostegno all’occupazione derivi da un flusso di immigrati regolari superiore a quello ipotizzato dall’Istat”. Ma il flusso andrà gestito “in coordinamento con gli altri paesi europei” e si dovranno rafforzare le misure di integrazione dei cittadini stranieri. Tutto ciò premesso, ci tiene a specificare Panetta, “è chiaro che anche con maggiore occupazione e maggiori flussi migratori l’apporto del lavoro alla crescita dell’economia non potrà che essere modesto. Solo la produttività potrà assicurare sviluppo, lavoro e redditi più elevati”.