Caporalato e diritti violati dei lavoratori: solo nel settore agricolo accertati 450mila casi: tutte le responsabilità della legge Bossi-Fini

Il quadro delineato dal sociologo Marco Omizzolo. L’analisi sul lavoro a chiamata, la logistica, la sicurezza privata, la grande distribuzione, la cantieristica, l’assistenza domiciliare, i “rider”


ROMA –
 “Lo sfruttamento di lavoratrici e lavoratori soprattutto immigrati in Italia è sistemico. Solo nel settore agricolo sono circa 450mila i casi accertati, e la principale responsabile è la cosiddetta legge Bossi-Fini, che, di fatto, agevola l’operato dei trafficanti di esseri umani e condanna gli stranieri a un ricatto che può durare (e costare) la vita”. A illustrare il quadro è Marco Omizzolo, sociologo Eurispes, docente alla facoltà di Scienze Politiche all’Università La Sapienza e autore del rapporto “Sfruttamento e caporalato in Italia” per la collana Ap-profondimenti di Avviso Pubblico per Rubettino editore.

Sfruttamenti o semischiavitù. Lo studio, presentato nel corso di un webinar, mette in luce “gli effetti di un modello che in Italia si applica da trent’anni e che accelera drammaticamente anche le mafie”. Caporalato, sfruttamento, infortuni e “morti bianche”, dai settori “tradizionali” come agricoltura e edilizia ora riguarda numerosi settori: dalla Gig economy – cioè il modello economico basato sul lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo – alla logistica, alla sicurezza privata, alla grande distribuzione, cantieristica navale, all’assistenza domiciliare, ai “rider”. “Quando le Procure o i ricercatori compiono indagini- dice Omizzolo – quasi sempre riscontrano condizioni di sfruttamento o anche paraschiavitù, come indicano le Nazioni Unite, che già nel 2018, dopo una missione di monitoraggio, riconobbero le responsabilità della Bossi-Fini”.

Gli effetti della Bossi-Fini. Ma perché questa legge con cui nel 2002 il governo Berlusconi riformò la disciplina sull’immigrazione, sarebbe “complice” della tratta? “E’ per il Sistema quote”, ossia il numero annuale di cittadini stranieri a cui il nostro governo consente l’accesso regolare per motivi di lavoro e per l’impossibilità – se non mediante sanatoria – per chi è considerato irregolare di uscire da questa condizione drammatica. Omizzolo continua: “Quando un’azienda non trova manodopera, può chiedere al ministero dell’Interno di autorizzare l’ingresso di lavoratori stranieri”. L’inghippo, spiega il docente, sta nel fatto che l’imprenditore deve indicare “nome e cognome dei lavoratori desiderati”.

I meccanismi perversi e ricattatori. È qui che entrano in gioco trafficanti come quello che Omizzolo ha seguito in India per tre mesi: “Ho documentato un meccanismo perverso – spiega- attestato da inchieste giudiziarie, ricerche accademiche o report dell’Onu”. Il trafficante recluta lavoratori e consegna i nomi agli imprenditori, che in Italia avviano le pratiche per il permesso di lavoro, ma per essere “arruolati” il migrante “contrae un debito altissimo col trafficante, sotto la minaccia di ritorsioni anche sulla propria famiglia rimasta in patria”.

Tagli del 70% al salario dovuto. Una volta in Italia, i datori di lavoro non svincolano lo straniero da questa trappola, ma ne traggono vantaggio: “negano il contratto, un salario pieno (che arriva a tagli fino al 70%), oppure risparmiano sulla sicurezza”. Nei primi mesi del 2024 sono circa 150 i morti tra i lavoratori, ma ogni anno si contano pure tanti “scomparsi”. Tra loro, Daouda Diane, 36enne ivoriano di cui si è persa traccia nel 2022 ad Acate, in provincia di Ragusa. All’uomo era stato chiesto di pulire una betoniera con un martello pneumatico. “Qui si muore”, aveva detto Diane in un video Whatsapp in cui, prima di svanire nel nulla, al fratello raccontava “il compito” ricevuto.

L’attrazione per imprenditori senza scrupoli. Il meccanismo della Bossi-Fini, avverte Omizzolo, attira imprenditori senza scrupoli ma anche la malavita organizzata: “Nel solo settore agricolo sono attivi circa 30 clan mafiosi”. Non a caso in quest’ambito, la Fondazione Placido Rizzotto individua 450mila lavoratori in condizione di sfruttamento, classificato “grave” per 235mila di loro. Non mancano i minori, come conferma anche Save the Children. Forte di un meccanismo consolidato, la schiavitù contemporanea non riguarda più solo il sud Italia ma “si è estesa fino al nord e anche all estero” e coinvolge donne e uomini di tutto il mondo.

Le responsabilità del governo Meloni. Il governo Meloni, avverte Omizzolo, “ha precise responsabilità”. “È incomprensibile- dice- la scelta di rimuovere il magistrato Bruno Giordano alla guida dell’Ispettorato nazionale del lavoro (INL), sebbene sia tra i massimi esperti del tema e autore di una profonda riforma dell’INL, che aveva portato a maggiori ispezioni per prevenire e reprimere fenomeni criminosi anche grazie a una legge che ha contribuito a redigere: la 199/2016 contro lo sfruttamento”. Il “Decreto Cutro poi”, varato dopo il maxi naufragio di migranti davanti le coste calabresi del febbraio 2023, “ha cancellato una delle pochissime procedure che consentiva ai migranti di uscire dall’irregolarità”. Così, “se da un lato i migranti sono criminalizzati dai governi di destra, che accusano una inesistente sostituzione etnica”, dall’altro vengono “trasformati in manodopera illegale e a basso costo a tutto vantaggio di alcune imprese senza scrupoli”.

L’esempio della Cooperativa “Pietra di scarto”. Quanto alla legge sulla regolarizzazione dei migranti avviata durante la pandemia, “nacque per garantire l’accesso ai servizi sanitari in una fase così rischiosa. Ma delle decine di migliaia di richieste arrivate, il sistema a tutt’oggi deve processarne ancora molte e anche questo aggrava l’incapacità dello Stato di adempiere ai suoi obblighi”.Tutti elementi, questi, analizzati dal report, che si conclude avanzando varie proposte, a partire dall’abrogazione della Bossi-Fini a una applicazione integrale della legge anti-caporalato. Indica poi delle buone pratiche, rappresentate ad esempio dalla cooperativa “Pietra di scarto” di Cerignola: “è una cooperativa che impiega ragazze e ragazzi migranti o ex detenuti rispettando a pieno i loro diritti, dimostrando che la legalità non esclude i profitti e i diritti”.

Un sistema applicato anche agli italiani. Un concetto da non dare per scontato perché, conclude Marco Omizzolo, “il sistema di sfruttamento spesso grave testato sui lavoratori e lavoratrici stranieri è sempre più applicato anche agli italiani. Stiamo passando dallo slogan razzista ‘l’Italia agli italiani’ al razzista e classista ‘l’Italia ai padroni, e lavoratori italiani e immigrati solo se sfruttati’”.

Fonte: https://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani/2024/03/04/news/caporalato_legge_bossi-fini-422247986/